Il format nato in Croazia nel 2015 arriva in Italia. Tra scienza e divertimento, è un invito a scoprire come i sensi e la prospettiva ci possono ingannare
Un museo in cui è permesso fare quello che è vietato in tutti gli altri: correre, urlare, scattare foto, toccare ogni cosa. È il Museo delle Illusioni: già presente in 32 città del mondo, oggi 6 luglio inaugura la sua prima sede italiana, a Milano. Pensato per bambini e ragazzi (ma anche per adulti che hanno voglia di divertirsi), comprende più di 70 attrazioni che riguardano la scienza, la matematica, la biologia e la psicologia.
Lanciato nel 2015 a Zagabria, in Croazia, il format è a metà strada tra un museo interattivo e un parco giochi da immortalare per Instagram. Attraverso le esperienze proposte nelle cinque stanze, progettate dagli architetti Sven Franc e Jasmina Frinčić, i visitatori possono sperimentare la prospettiva, la percezione ottica, il cervello umano, l’inganno dei sensi e la scienza. Qualche esempio: c’è la stanza in cui si ha la sensazione di poter ruotare su se stessi, quella ai cui angoli si trovano un gigante e un nano e che dà l’illusione di crescere o di restringersi, le illusioni ottiche che confondono gli occhi e il cervello… L’obiettivo è duplice: divertirsi, ma anche imparare cose nuove.
“Milano è il centro del design, dell’innovazione e della moda. La città ha musei e centri culturali importanti. Avere una sede del Museo delle Illusioni qui per noi è sempre stato un obiettivo importante”, afferma Roko Zivkovic, uno dei fondatori. “Riuscire ad aprire in questo momento ha un significato particolare: ci permette di donare alla città un luogo di svago e di formazione per tutte le età come simbolo di ripartenza dopo la pandemia”. Il museo si trova in via Settembrini 11, in zona Stazione Centrale, ed è aperto al pubblico da lunedì a domenica dalle 10 alle 20. I prezzi? I biglietti vanno dai 18 euro per gli adulti ai 12 euro per i bambini tra i 5 e 15 anni e sono previsti biglietti per le famiglie (due adulti e due bambini over 5) da 45 euro.
Fonte: wired.it